Venticinque anni nei tribunali, ed il conflitto è ancora in corso!

Come i giudici ignorano la Giurisprudenza di legittimità!

Ora, in concomitanza con l’azione in quei, molti anche se non tutti, postriboli, ho deciso di raccontare più in dettaglio la storia affinchè qualcosa cambi, affinchè non abbia più da succedere ad altri.

Fino a poco più di 70 anni or sono, se “interferivi” con il così fan tutti ti toglievano fisicamente la vita. Alcuni l’hanno data per un cambiamento che, dopo pochi anni, è rientrato perchè strategia è mutata. Dal togliere fisicamente la vita si è passati a togliere i mezzi che sostentano la vita.

Ricordo lucidamente le 23 di quella sera del gennaio 1995, quando i due avvocati che mi tutelavano (un amministrativista scomparso ed un penalista vivente) mi hanno convocato per comunicarmi le richieste del magistrato: dovevo adattarmi se non volevo cooperare al “così fan tutti” e dichiararmi colpevole di qualche cosa per “entrare nell’ombra”. Sarei ritornato subito in servizio ed avrei mantenuto il posto di lavoro e lo stipendio. In caso contrario me la avrebbero fatta pagare. La stessa cosa mi aveva detto poco più di un mese prima il vicesindaco di allora che dopo pochi mesi se ne è andato via amareggiato.

La storia che racconterò a puntate è la storia delle conseguenze di quella mia scelta del gennaio 1995, coerente con quella del gennaio 1994 della quale racconterò.

Le conseguenze delle scelte che facciamo ricadono sui nostri cari, sulle persone che ci sono vicine. La maggior parte poi scappa: anche molti dei nostri cari e gran parte di coloro che ci sono stati vicini per un pò.

Malafede, incapacità, attribuzione di incarichi ad umani (maschi e femmine) ignoranti ed inadeguati a ricoprire il loro ruolo, inconsapevoli dei danni che le loro decisioni sono in grado di provocare alla vita di altri umani ed alla società sono alcune delle emergenze che sono nate e nascono nelle aule dei tribunali italiani.

I magistrati hanno fatto la rivoluzione degli anni 90 ed hanno spazzato via una intera classe politica. Sfruttando la occasione offerta loro da Craxi ed Andreotti che avevano incoltamente modificato il c.p.p. e concentrato il potere delle indagini nelle mani delle procure della Repubblica, la categoria si è arrogata il potere di svolgere il ruolo di eliminare dalla scena pubblica ogni ostacolo al loro strapotere. In collaborazione con i mezzi di informazione la magistratura ha sventolato una bandiera che salvo rare eccezioni viene sostenuta da opportunisti, massoni dell’ultima ora, ignoranti se non addirittura delinquenti.

La storia è fatta di tante storie, delle storie di singoli e delle loro famiglie che, pervicacemente ed in silenzio, costruiscono giorno per giorno nuove strade per la evoluzione della collettività verso traguardi di consapevolezza più alti.

Raccontare, oltre ad agire, è un obbligo morale di ogni umano. Siamo stati dotati dalla evoluzione di dispositivi biologici che ci permettono di esercitare quattro attività. Ogni umano, più o meno bene, le sa esercitare. Sono quelle di pensare, di emozionarsi, di comunicare e di agire.

Nel pensare alla mia personale storia ci sarebbe da emozionarsi fino a destabilizzare la salute. Ho imparato, fra le altre cose, a gestire le emozioni.

Ho agito privatamente come ha fatto la maggior parte di coloro che negli ultimi 26 anni gestendo le emozioni, è sopravvissuto alla “disapprovazione” pubblica, alla emarginazione, alla privazione di quei vantaggi che quella parte di società che accetta di allinearsi si vede riconoscere a seguito della accettazione del “così fan tutti”.

La globalizzazione ha poi raggiunto, forse il principale suo obiettivo: quello di convincere la massa che nella vita è importante il benessere personale. Alla società ci pensano altri, alla vita ci pensano altri, … ciascuno pensi al suo!

La delega!? Già, la delega! Democrazie e delega. Ne scriverò.

Poi ci sono quelli come me. Hanno avuto in eredità uno zaino. Nello zaino tre VALORI fondamentali: IL RISPETTO DI OGNI FORMA DI VITA DI GAIA, LA LIBERTA’ E LA GIUSTIZIA.

Ho avuto lo zaino da mio padre poco prima che venisse ucciso .

La notte in cui è stato portato sulla strada che da Alessandria conduce a Casalbagliano, nel momento in cui è stato fatto scendere dal camion che lo trasportava, prima dello scoppiettare dei colpi provocati dall’esplosivo dei bossoli dei proiettili che lo avrebbero ucciso, me lo ha consegnato. Poco dopo 97 colpi di mitra hanno posto fine, a 29 anni di età, alla sua esperienza materiale.

Quella notte, a quell’ora, in entanglement, mi sono svegliato gridando per l’emozione indotta dalla connessione. Mi è poi venuta la febbre altissima …

(continua)