I Giudici, il sesso ed il cervello umano.

La attività elettrica nelle diverse aree cerebrali di un decisore di sesso maschile rispetto ad un decisore di sesso femminile.

In Italia l’applicazione della legge è, troppo spesso, alterata da fattori umani.

Tale situazione crea incertezza del diritto (già peraltro imputabile al nostro legislatore pulcinella).

Fra i fattori umani che concorrono ad alterare l’esito dei giudizi occorre inserire lo stato emotivo (in quel dato momento o in quel dato contesto), l’umore, la preparazione, l’esperienza del magistrato/avvocato/pubblico ufficiale chiamato, in quel momento, a decidere in merito ad una “causa”.

I fattori umani alterano dunque l’esito di un giudizio che, a parità di fattispecie, può essere di un certo tipo o di tipo diametralmente l’opposto.

La cosa succede così spesso che forse occorre dire che non la Giurisprudenza ma la (buona o mala) sorte ha un ruolo decisivo nei processi.

Uno dei fattori umani che influiscono sl modo di prendere una decisione e quindi sull’esito dei giudizi è la differenza anatomica che la scienza ha assodato esserci fra il cervello maschile e quello femminile.

Se qualcuno è indotto a credere che io sostenga la superiorità di un cervello rispetto ad un altro si sbaglia!

Sostengo solo che il cervello femminile funziona diversamente da quello maschile a causa delle differenze strutturali esistenti fra i due cervelli.

Le differenze strutturali fra il cervello dei giudici di sesso maschile rispetto al cervello dei giudici di sesso femminile sono tali da condurre a decisioni diverse sullo stesso punto di diritto per effetto del diverso modo di “pensare” del giudice femmina rispetto al giudice maschio.

(Vin – 20190331 – continua)

Quando ero bambino

Cittadella di Alessandria – 1953 – Io, in primo piano, mentre osservo il Generale che consegna a mia madre la Medaglia d’Oro. alla memoria in ricordo di mio padre.

Quando ero bambino mi portarono a casa il padre su un carro ucciso da 97 colpi di mitra e per sopportare il dolore della “esperienza” e della perdita lavorai inconsapevolmente per “spegnere le emozioni” e tacitare l’amigdala.

La situazione si protrasse per molti anni. Prendevo 9 o 10 in matematica o in critica letteraria ma se dovevo imparare a memoria qualche cosa o usare la fantasia per scrivere racconti era una tragedia.

Divenni estremamente capace in matematica ma se dovevo ricordare a memoria o fantasticare tutto mi diventava difficile.

Quando, all’università, si trattò di memorizzare le 200 pagine di caratteristiche degli acciai del libro di costruzione di macchine ci piansi sopra.

Tanto più che ero considerato “il mago dei computer” e per fare il calcolo delle armoniche fondamentali di una struttura avevo smesso di usare il regolo ed avevo programmato un Olivetti 101 con il quale facevo il calcolo in 1/100 del tempo impiegato con il regolo!.

Più tardi, mentre seguivo le lezioni di un master in ingegneria biomedica e facevo parte di un gruppo di ricerca dell’INFN, conobbi un mio coetaneo che, in Inghilterra, stava lavorando ad un “manuale di istruzioni per l’uso del cervello”.

Le lezioni del master sul cervello, le esperienze vissute assistendo ad operazioni, a cranio aperto, sul cervello di malati di Parkinson mi avevano fortemente interessato e quindi cominciai a seguire i suoi lavori.

Quel mio coetaneo, del quale conservo libri con dedica, si chiama Tony BUZAN ed è oggi la massima autorità nel campo delle conoscenze sul modo di funzionare e di utilizzare al meglio il potenziale contenuto nel cervello degli umani.

Dopo 45 anni di studi e ricerche oggi io conosco più della maggior parte di ogni altro sulle strategie di utilizzo delle potenzialità del cervello umano. Leggo un libro di 200 pagine in un’ora e contemporaneamente ne faccio un film e ne memorizzo il contenuto integrandolo con le conoscenze pregresse.

I vecchi problemi di “ricordare a memoria” sono spariti e la mia fantasia si è sviluppata in modo incredibile!

E le mie capacità cerebrali CONTINUANO A CRESCERE nonostante il trascorrere degli anni!

Se penso alle mie capacità di apprendere quando avevo 20 o 30 anni e le confronto con quelle di oggi resto sempre affascinato dal potere racchiuso nelle nostre scatole craniche!

(Vin – 20190328 – Continua)

La mia richiesta di venire richiamato in servizio

Questa mattina, contemporaneamente alla notifica di ricorso alla Suprema Corte di cassazione per l’annullamento della sentenza n. 23613/18, pronunciata su un presupposto di fatto errato dovuto alla induzione dolosa nel cervello dei giudicanti di un contesto di fatto errato, induzione oggetto di indagini in sede penale, ho inoltrato istanza al Sindaco di venire richiamato in servizio.

L’istanza è conseguente alla ripristinata continuità del servizio a seguito del definitivo annullamento dell’atto di recesso ad opera della sentenza n. 16190/11 della Suprema Corte di cassazione che ha respinto il ricorso della Amministrazione comunale contro la sentenza n. 1193/08 pronunciata il 20.11.2008 dalla Corte di appello di Torino.

Prima di quella data avevo compiuto 65 anni. Dopo l’annullamento, al 20.11.2008 dell’atto di recesso che ha ripristinato ex tunc il rapporto giuridico di lavoro fondamentale di dirigente pubblico NESSUN atto, giuridicamente valido, è più intervenuto ad interrompere il rapporto di lavoro.

Il lettore può consultare i documenti descrittivi dei fatti dal 1994 al 2018 all’indirizzo

https://www.pasino.info/Causa-di-lavoro-1994.htm

Per conoscere i fatti recenti può leggere la pagina correlata all’indirizzo

https://www.pasino.info/Causa-di-lavoro-2019.html

Ai punti DCF82 e DCF83 è possibile accedere ai documenti originali del ricorso e della istanza. La sentenza di annullamento dell’atto di recesso è allegata al punto DCF43 e la sua INTERPRETAZIONE AUTENTICA allegata al punto DCF59 .

(26.03.2019 – Continua)